L’azienda è il suo leader
Sono incuriosito dalle storie di aziende, non solo agricole, che hanno avuto la capacità di modificare il futuro che il destino sembrava aver loro assegnato.
Premetto già che la riflessione che propongo di seguito è antipatica e che potrebbe irritare. Chiedo scusa in anticipo.
Credo tuttavia che sia necessario uscire dal coro di coloro che si parlano addosso e che sia necessario parlarsi chiaro. Le affermazioni che seguono si basano su una adeguata conoscenza dei risultati economici, della gestione e del livello organizzativo di un buon numero di aziende
Parliamo ancora dunque del difficilissimo momento che attraversa la zootecnia da latte, parliamo dei costi dei mangimi alle stelle, parliamo del costo dell’energia, parliamo del prezzo del latte che è proporzionalmente basso. La folle guerra in Ucraina è un altro colpo durissimo all’equilibrio dei nostri conti. Dal 2023 la PAC cambierà radicalmente. Ed altro ancora. Tutto vero. Ed è certamente necessario operare per eliminare o ridurre le storture di mercato di cui sopra. Le Organizzazioni di rappresentanza servono anche per questo.
Nel frattempo, ciascuno è bene che guardi a casa propria.
Guardando a casa di ciascuna azienda, osservo che alcune di esse si sono adeguatamente preparate ad affrontare momenti difficili. Sapendo di non poter contare sul prezzo del latte come sicurezza, operano d’abitudine in diverse direzioni quali, ad esempio:
Non conosco aziende che stanno festeggiando: sono tempi duri. Conosco tuttavia imprenditori che, in attesa che le loro rivendicazioni vengano raccolte, operano per continuare a ridurre il costo unitario di produzione ed il relativo Break Even. E si basano sulle registrazioni di un conto economico
La parabola delle “Vergini stolte” dice che queste non sono tali solo per la loro distrazione a causa della quale dimenticano l’olio per alimentare le lampade; la loro stoltezza riguarda l’incapacità di comprendere la realtà che vivono: lasciano spegnere le lampade perché manca loro la capacità di intendere.
Ho dichiarato da subito il rischio di questo scritto, ora lo preciso meglio.
Piaccia o no, il mercato sta cambiando. Sta finendo il periodo in cui c’era spazio per tutti. Piaccia o no, il mercato sta selezionando le aziende che resteranno sul mercato; non necessariamente le più grandi e dotate. Certamente le più capaci: nei fatti, non nelle chiacchiere.
La consapevolezza di questa selezione in atto, deve spingerci a pensare la nostra azienda in modo diverso. Per definizione, quel che abbiamo sempre fatto va ripensato. È un grave errore pensare che questa revisione riguardi gli altri. Illudersi che i nostri timori e la nostra insonnia possano far diminuire il prezzo del mais o della soia è irreale; sperare che i trasformatori mettano i nostri abiti e, di colpo, ci riconoscano il prezzo del latte di cui oggi abbiamo bisogno è illusorio. E poi, quale prezzo del latte?
Sento parlare di 46, 48 o 50 centesimi come prezzo del latte al litro. Evvai! C’è spazio per tutte le richieste.
Non c’è da essere dei grandi indovini nell’affermare che, nel medio periodo – diciamo fra cinque anni – diverse aziende zootecniche avranno smesso di produrre latte. Siamo alle ultime chiamate per l’imbarco per il futuro. Se non cambiamo, per esempio adottando le modalità sopra descritte, il futuro cesserà di essere un’opzione nella storia della nostra azienda.
Siamo ancora in zona Cesarini. È ancora possibile acquistare olio per le nostre lampade.
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